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Arrabbiato e malinconico, Silvio Perego segue la sua strada senza troppo badare al sistema delle lettere e a ciò che richiederebbe per farvi parte. Dal suo osservatorio borbotta e impreca, segna su un taccuino immaginario croci e delizie del suo tempo, buoni (pochi) e cattivi (tanti). La storia dei libri di scuola e della cronaca si fonde con la storia di tutti i giorni, con la gente in ciabatte, coi pomeriggi nei fast food, senza riscontrare grandi differenze di meccanismi, moventi e risultati. Un'umanità grossolanamente divisa tra chi decide e chi subisce, comunque sciocca, arraffona, ostinata, e inesorabilmente confusa.